Martedì, 19 Marzo 2024
Notizia

L’evoluzione in soccorso al cambiamento climatico?

La produzione di CO2 ha continuato a crescere nel 2022 ed i cambiamenti climatici che ne risultano stanno già causando problemi, in modo apprezzabile, ad alcune popolazioni animali.Questi effetti sono mitigati da variazioni adattive nel genoma, che influenzano significativamente la tolleranza ad aspetti climatici delle popolazioni. Identificare queste variazioni potrebbe permettere a chi si occupa di gestione e conservazione di considerare questi aspetti nelle loro decisioni. Ma sono gli sforzi attuali adeguati a monitorare in modo efficiente queste variazioni? Sono questi alcuni dei risultati di un importante studio multidisciplinare pubblicato recentemente su Nature Ecology & Evolution (utilizzare il QR nel video per accedere all’articolo completo) a cui hanno partecipato ricercatori da tutto il mondo, fra cui anche Laura Iacolina, zoologa ed RTD-B presso il nostro Dipartimento (liacolina@uniss.it). Lo studio utilizza una tecnica di recente sviluppo per identificare aree geografiche che corrispondono a condizioni vicine ai limiti di tolleranza per clima caldo/secco in 147 specie di piante ed animali che sono attualmente o potenzialmente a rischio. Con l'aumento delle temperature e della siccità, le aree marginali calde diventeranno sempre più inabitabili per le specie. Ma poiché le popolazioni di queste aree hanno una storia di esposizione a condizioni relativamente calde e secche, è probabile che abbiano anche varianti genetiche che conferiscono un adattamento a queste condizioni. L'adattamento della vita sulla Terra ai cambiamenti ambientali è quindi facilitato dalle differenze individuali e modellato dalla selezione naturale. Gli autori hanno valutato inoltre la preparazione delle diverse Nazioni a monitorare gli effetti del cambiamento climatico sulla diversità genetica documentando in modo esaustivo gli sforzi passati e presenti per monitorare la diversità genetica delle popolazioni nei 32 Paesi membri del programma di cooperazione europea in campo scientifico e tecnologico, COST. Questo indicatore mostra che, nel complesso, fino alla fine del 2021 è stato condotto un monitoraggio genetico sorprendentemente scarso. In particolare, sono stati condotti relativamente pochi sforzi di monitoraggio nell'Europa sud-orientale (in Turchia e nei Paesi balcanici), dove, in base ai modelli di marginalità della nicchia, la necessità di monitoraggio genetico è elevata. Gli autori suggeriscono che lo sviluppo di capacità per il monitoraggio genetico può concentrarsi in modo produttivo su queste aree e che le direttive UE sugli habitat e sugli uccelli possono essere utilizzate per migliorare e rafforzare gli sforzi di monitoraggio in gran parte dell'Europa. Tali sforzi diventeranno addirittura obbligatori con il nuovo GBF e le aggiornate strategie di monitoraggio contribuiranno a raggiungere l'obiettivo di mantenere la diversità genetica e il potenziale di adattamento delle specie